Instagram followers: quale strategia social ci aiuta?
A fine novembre Instagram ha annunciato una lotta all'utilizzo di profili comprati. In quell'occasione i vertici del social media hanno annunciato di star sviluppando strategie social di apprendimento automatico che permettano di identificare gli account che utilizzano servizi bot e, in caso di utenti recidivi, ricorrere al ban dell'account. Non è una novità, ma stavolta quella che è stata annunciata è una vera e propria battaglia contro gli account che utilizzano app esterne per aumentare la propria popolarità. Il motivo di una posizione ostile assunta da Instagram nei confronti di questo tipo di “attività non autentica” è stata spiegata dai suoi stessi vertici, che hanno dichiarato come questo comportamento non solo sia negativo per la qualità e la sicurezza della community stessa ma anche contrario alle sue norme e ai termini di utilizzo. Ed è ovvio che Instagram voglia fare qualcosa contro questo fenomeno, dal momento che non fa affatto bene alla credibilità della piattaforma.
Sulla correttezza o meno dell'acquisto di followers ci sono opinioni discordanti. Ma lasciando da parte le questioni di onestà social e di credibilità della stessa community di Instagram, temi sui quali ci sarebbe da discutere a lungo, trovo utile ragionare sul fenomeno anche da un punto di vista molto più pratico. Ci aiuta davvero acquistare followers?
Prima di tutto, riflettiamo in termini di denaro. Se raccogli followers tramite i bot, ti crei intorno una schiera di profili falsi che, a tutti gli effetti, sono fantasmi totalmente disinteressati a quello che fai. Quasi sempre è impossibile portare a conversione- ovvero trasformare in clienti o individui che possano farti raggiungere i tuoi obiettivi (ad esempio visite sul tuo blog) i profili acquistati. Se a questa considerazione aggiungiamo anche il fatto che in genere i servizi bot hanno un costo mensile, è facile arrivare alla conclusione che in pratica si paga per crearsi intorno un gruppo di followers che non ti daranno indietro nessuna ricchezza. In sostanza questa è una strategia social che non funziona molto.
La stessa cifra di denaro spesa in bot potrebbe essere investita in una buona campagna di advertising. Impegnarsi in una campagna ci dà due vantaggi sostanziali: per prima cosa quello di intercettare persone reali, che già di per sé è un salto di qualità non indifferente, ma anche targettizzato. Il che significa crearsi un gruppo di nuovi followers magari meno nutrito rispetto a quello che avremmo comprato, ma fedele e davvero interessato a quello che facciamo.
Però la spinta ai numeri dell'account che ci dà un servizio bot può aiutarci portandoci notorietà. Ma ne siamo davvero sicuri? Quando un instagrammer instaura un rapporto con la community e si impegna quotidianamente per dargli contenuti personali e seri, si vede. Diciamocelo, chi acquista i propri followers non ci sta proprio simpaticissimo, che consideriamo la sua condotta grave oppure no ci resta sempre il sentore di qualcosa di fraudolento. E questo non perché siamo diventati tutti invidiosi dei numeri sui profili instagram degli altri, ma perché anche senza rendercene conto tendiamo a dare molta importanza alla creazione di rapporti autentici.
Anche se ci dispiace ammetterlo, perché vorremmo pensare che ci sia un modo semplice e veloce per ottenere grandi numeri, sui social (e nella vita fuori dal web) è vera sempre la stessa regola: per ottenere risultati servono tempo, costanza, impegno e creatività. In poche parole, fatica. Ma solo una community forte, coesa e legata da valori reali può creare davvero ricchezza, e non solo in termini di guadagno.